Memoria, luci e poesia per guarire dall’orrore della Shoah

Roma (NEV/Riforma), 30 ottobre 2025 – Lo scorso lunedì 27 ottobre, presso la Sala della Biblioteca “Giovanni Spadolini” del Senato, su iniziativa della senatrice Liliana Segre, è stato presentato nell’ambito del convegno Semina la Memoria, Coltiva la Giustizia, Raccogli la Libertà, il progetto di formazione “Tra Resistenza e Resa: per (Soprav)vivere liberi”, alla presenza di numerose autorità […]

Roma (NEV/Riforma), 30 ottobre 2025 – Lo scorso lunedì 27 ottobre, presso la Sala della Biblioteca “Giovanni Spadolini” del Senato, su iniziativa della senatrice Liliana Segre, è stato presentato nell’ambito del convegno Semina la Memoria, Coltiva la Giustizia, Raccogli la Libertà, il progetto di formazione “Tra Resistenza e Resa: per (Soprav)vivere liberi”, alla presenza di numerose autorità istituzionali, accademiche e religiose. Giunta alla terza edizione, l’iniziativa è rivolta a studenti e docenti di diverse scuole d’Italia, ed è promossa dalla Commissione storica dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI), dalla Fondazione CDEC – Centro di documentazione ebraica contemporanea, e da partner universitari, con il sostegno di diversi fondi (8×1000 UCEBI, Commissione cultura dell’UCEI, Libreria Ostinata, Fondazione Besso, e Diana Balitrand Moreno in memoria del padre Vittorio Moreno, Toli Institute di New York). Il progetto si articola in un percorso di formazione sul valore della memoria della Shoah, della Resistenza, del dialogo e sul ruolo delle fedi nella costruzione della convivenza civile.

Momento centrale dell’incontro è stata la testimonianza di Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah, sostenitrice del progetto Tra Resistenza e Resa anche con una recente e cospicua donazione, che permetterà nei prossimi anni a tanti altri studenti di conoscere cosa è stata la tragica pagina della Shoah nella storia del Novecento.

Bruck, in dialogo con la coordinatrice del progetto Deborah D’Auria, ha raccontato l’orrore vissuto da bambina nei campi di sterminio. Le sue parole, intense e asciutte, hanno ricordato che la memoria non è solo un dovere morale, ma un atto di resistenza contro l’oblio e contro le distorsioni del presente. Nelle sue poesie e nei suoi racconti, Bruck riesce a trasformare il dolore in parola, a creare un ponte fra ragione, emozioni e memoria, restituendo dignità alle vittime e responsabilità ai viventi. Testimone della Shoah, la sua voce mostra che l’orrore non ha spento del tutto le luci dell’umanità.

Ad aprire i saluti istituzionali, dopo l’introduzione di Gadi Luzzatto Voghera, direttore del CDEC, che nel corso della densa mattinata ha anche letto il messaggio dell’on. Liliana Segre, è stato il pastore Alessandro Spanu, presidente dell’UCEBI, che ha ricordato come «il contesto in cui si svolge questo progetto è segnato dalle guerre. Non possiamo ignorare il cono d’ombra che si è addensato dopo l’attentato del 7 ottobre 2023, la guerra devastante che ne è seguita, le morti, l’odio che essa ha determinato. Mi rallegro per il cessate il fuoco e spero che diventi un accordo di pace duraturo. In questa situazione, il compito delle comunità di fede è promuovere conoscenza e dialogo tra culture religiose diverse, a partire dall’ascolto dell’altro».

Spanu ha sottolineato la necessità di tornare a un dialogo autentico: «Il cono d’ombra sotto il quale viviamo potrebbe avere prosciugato i canali del dialogo: allora è necessario ricominciare da capo, a partire da storie piccole». Ha ricordato quella di Girolamo Busale, «napoletano del XVI secolo, anabattista, ‘tornato ebreo’», la cui vicenda mostra «che le esperienze di fede sono plurali, anche all’interno delle stesse comunità».

«Il pericolo più grave che corre oggi il cristianesimo è il nazionalismo religioso, che semplifica e riduce la fede», ha aggiunto Spanu. «Al contrario siamo chiamati a riconoscere la pluralità e l’alterità, e a un dialogo franco: solo così possiamo resistere alla strumentalizzazione della religione e riprendere a camminare insieme».

A seguire c’è stato il saluto di Noemi Di Segni, presidente dell’UCEI, che ha ringraziato per l’invito e sottolineato che «il lavoro sulla memoria non è dell’Unione o degli ebrei… ma è necessariamente e assolutamente indispensabile che sia partecipato da più istituzioni». La memoria, ha aggiunto, è una risorsa per affrontare le «situazioni di rischio e di minacce» che oggi mettono in discussione la convivenza.

Di Segni ha ricordato che «sono solo sette i sopravvissuti ai campi di sterminio che noi possiamo ancora invitare»: punti di luce e riferimento per le nuove generazioni. Il progetto valorizza diversi ambiti — scuola, università, testimonianze, letteratura — perché «la parte scritta… aiuta a creare emozione e partecipazione» nei giovani.

Attenzione, però, al «mondo del fake e dell’inventato», che sfrutta la parola scritta per seminare odio. Prendendo spunto dal racconto biblico del diluvio, Di Segni ha ricordato che «adesso è l’uomo che deve rispondere delle sue scelte»: le fedi sono chiamate a educare alla responsabilità, al dialogo e alla coesione sociale, affinché memoria e fede continuino a essere strumenti di pace.

L’incontro è proseguito con le relazioni di due studiosi internazionali: Menhaz Afridi, docente di Studi religiosi presso il Manhattan College (USA), e direttora dell’Holocaust, Genocide and Interfaith Education Center della stessa istituzione, e Bjorn Krondorfer, professore di studi religiosi e direttore del Martin‑Springer Institute presso la Northern Arizona University (USA), nonché professore nel Dipartimento di Comparative Cultural Studies della stessa università.

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