Eurodiaconia: «Europa, serve più impegno per l’ambiente»

Eurodiaconia prende nota «con preoccupazione della decisione dei ministri dell’ambiente dell’Unione Europea di posticipare alla 2028 l’introduzione del sistema di scambio di emissioni II (ETS2). Mentre da molti anni abbiamo chiesto una transizione verde equa e giusta che non lasci nessuno indietro, questo ritardo rischia di rallentare i progressi in un momento in cui…

Eurodiaconia: «Europa, serve più impegno per l’ambiente»

17 Novembre 2025

by Redazione

L’organizzazione che raggruppa oltre 50 associazioni sociali europee legate alle chiese protestanti, e fra queste la Diaconia valdese denuncia il rinvio delle misure per ridurre le emissioni inquinanti

Eurodiaconia prende nota «con preoccupazione della decisione dei ministri dell’ambiente dell’Unione Europea di posticipare alla 2028 l’introduzione del sistema di scambio di emissioni II (ETS2). Mentre da molti anni abbiamo chiesto una transizione verde equa e giusta che non lasci nessuno indietro, questo ritardo rischia di rallentare i progressi in un momento in cui vediamo già l’impatto devastante del cambiamento climatico, come inondazioni e incendi, in tutto il continente».

Il riferimento di Eurodiaconia, organizzazione cappello che raggruppa oltre 50 associazioni sociali europee legate alle chiese protestanti, e fra queste la Diaconia valdese, è al nuovo sistema che doveva entrare in vigore il primo gennaio 2027 e che funziona secondo il principio “cap and trade” (tetto e scambio), fissando un limite alle emissioni e richiedendo alle aziende di acquistare quote di emissione. L’obiettivo è contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra dell’UE e utilizzare i proventi  per finanziare un Fondo Sociale per il Clima. I politici a Brexelles hanno deciso di posticiparlo di un anno per «evitare un impatto troppo brusco per le nazioni». 

Il cambiamento climatico colpisce in modo sproporzionato i più vulnerabili e i loro diritti sociali, come la salute, l’alloggio o l’accesso al cibo. Pertanto, recita il comunicato di Eurodiaconia, «la transizione verde è necessaria sia da un punto di vista sociale che ambientale. Il fatto che le considerazioni sociali debbano andare di pari passo con la transizione verde non significa che dobbiamo rinviare le misure verdi, al contrario: la transizione verde è anche un’opportunità per garantire i diritti sociali dei più vulnerabili».

L’introduzione di ETS2 doveva infatti andare di pari passo con solidi piani sociali per il clima, progettati per mitigare l’impatto dei prezzi del carbonio sulle famiglie a basso reddito e sostenere una transizione equa per tutti. Tuttavia, molti Stati membri non sono riusciti a rispettare le scadenze per la presentazione di questi piani e non hanno utilizzato il tempo a disposizione per progettare misure forti e inclusive che potrebbero fornire una transizione giusta e verde.

«È inaccettabile che coloro che sono più a rischio di povertà continuino ad aspettare un sostegno significativo mentre le decisioni politiche sono ritardate – afferma ancora il testo di Eurodiaconia-. Pertanto, invitiamo i responsabili politici a livello dell’UE e nazionale affinché questo rinvio non debba diventare una scusa per l’inazione. Invece, dovrebbe essere un campanello d’allarme per gli Stati membri e l’Unione europea per muoversi più velocemente e in modo più ambizioso nello sviluppo di piani sociali per il clima che fanno davvero la differenza. Questi piani devono includere investimenti mirati in alloggi sostenibili, energia e trasporti per le famiglie più vulnerabili e i gruppi a basso reddito, nonché  per i fornitori di servizi sociali che li sostengono».

«La transizione verde dell’Europa avrà successo solo se sarà anche una transizione giusta – chiude il testo-. Esortiamo i governi nazionali e le istituzioni dell’UE a utilizzare questo tempo con saggezza e speriamo che i responsabili politici non rallentino, ma accelerino la creazione di soluzioni eque, efficaci e inclusive che proteggano i più vulnerabili e rafforzino la coesione sociale nella transizione verde in tutta Europa».

Qui di seguito l’originale percorso di transizione proposto:

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