Testimoni di una Parola che trasforma i cuori

Roma (NEV/chiesavaldese.org), 17 novembre 2025 – Il 24 e 25 novembre prossimi, a Strasburgo, la Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa (CEPPLE) celebrerà i suoi 75 anni. Un anniversario importante per questo organismo che raggruppa le chiese protestanti di Belgio, Spagna, Italia, Portogallo e Svizzera francese. Chiese che vivono la loro condizione di […]

Roma (NEV/chiesavaldese.org), 17 novembre 2025 – Il 24 e 25 novembre prossimi, a Strasburgo, la Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa (CEPPLE) celebrerà i suoi 75 anni. Un anniversario importante per questo organismo che raggruppa le chiese protestanti di Belgio, Spagna, Italia, Portogallo e Svizzera francese. Chiese che vivono la loro condizione di minoranza non come una semplice realtà sociologica ma come una vocazione a trovare nuove strategie e strumenti di testimonianza ed evangelizzazione. Di questo anniversario abbiamo parlato con il presidente della CEPPLE, il pastore valdese Gianni Genre.

Per i vostri festeggiamenti avete scelto Strasburgo. Perché e intorno a quali contenuti ruoterà il vostro incontro?

Perché il tema dell’Europa è centrale fin dalla fondazione della Cepple nel 1950 a Torre Pellice (To), che vide la luce per un bisogno di solidarietà e comunione fra le chiese protestanti così minoritarie dei Paesi latini. “Non facciamo separatamente ciò che possiamo fare insieme” è il motto di questo nostro piccolo organismo ecumenico che continua ad esistere per creare legami e la robusta consapevolezza che solo insieme le nostre chiese possono guardare al futuro con fiducia. Purtroppo l’Europa che è stata disegnata con l’avvento della moneta unica è sostanzialmente un’Europa finanziaria, ma stenta tuttora a trovare una sua identità e uno spazio in questo mondo globalizzato e dominato dai tre o quattro grandi blocchi contrapposti (gli USA, la Cina, la Russia che esprime nuove voglie di imperialismo, l’India con i Paesi del BRICS).

Lo abbiamo visto e lo vediamo quotidianamente sul teatro dei conflitti di questi ultimissimi anni…

Certo, il peso specifico dell’Europa è prossimo allo zero a causa dei sovranismi che sembrano affermarsi ogni giorno di più. Per queste ragioni le chiese devono avere la capacità di dimostrarsi più consapevoli del mondo e di rappresentare una sorta di avanguardia e di esempio nei nostri Paesi. Ecco perché abbiamo scelto Strasburgo, sede del Consiglio d’Europa, come luogo per un incontro che vuole avere anche il carattere della festa in occasione dei 75 anni della Cepple. Si tratterà di provare a fare il punto sulle sfide della democrazia che oggi viene messa in discussione un po’ ovunque, alla presenza dei e delle presidenti e dei responsabili delle chiese membro della Cepple [all’incontro prenderà parte anche la moderatora della Tavola Valdese, Alessandra Trotta, ndr]E con noi ci saranno anche i membri della Conferenza delle Chiese del Reno con cui abbiamo un intenso dialogo.

Quando la Cepple venne fondata la Spagna e il Portogallo vivevano sotto una dittatura mentre l’Italia era in piena ricostruzione dopo il fascismo. Oggi come stanno le chiese protestanti del Sud Europa?

Sono realtà molto fragili, sebbene tutte le chiese membro vivano in un regime di democrazia. In Spagna e in Portogallo, come anche in Italia e in Belgio, si tratta di realtà davvero infinitesimali dal punto di vista della consistenza numerica. Anche in Francia e in Svizzera c’è un significativo calo non solo numerico, ma assai preoccupante dal punto di vista delle vocazioni ai diversi ministeri di cui abbiamo bisogno perché il corpo della chiesa possa funzionare in modo articolato. Alcune chiese cantonali svizzere, fino a qualche decennio fa largamente maggioritarie, hanno chiuso da alcuni anni le loro facoltà di teologia. In Francia la situazione è analoga e si sta cercando di mettere rimedio in qualche modo alla mancanza di pastore e pastori istituendo nuovi ministeri anche a tempo pieno e salariati.

E il ruolo delle chiese nello spazio pubblico?

Nello spazio pubblico la voce delle nostre chiese stenta a farsi sentire. Proprio per questo è necessario rimanere insieme, respingendo le molteplici paure che portano inevitabilmente a tagli generalizzati e a progressivi ripiegamenti che rendono tutti più deboli e spaventati. La paura non può essere la risposta della fede e la Cepple esiste anche per cercare qualche antidoto a questo male del nostro tempo. Se guardiamo sempre soltanto ai nostri problemi interni ne diventiamo vittime e non riusciamo più ad alzare lo sguardo.

Nel 2012 la Cepple è divenuta un gruppo regionale della Comunione di chiese protestanti in Europa. Qual è l’apporto che la Cepple può dare all’ecumene protestante europea?

Quello di essere forse un poco più attrezzati nel fare fronte al carattere di minoranza che ormai investe tutte le chiese, comprese quelle cattoliche romane. Per le chiese della Cepple essere minoranza porta con sé anche delle chances e delle libertà che vanno riconosciute e valorizzate. Bisogna trovare un poco di coraggio, creando nuove aperture verso le persone – e sono tante – che sono abitate dall’inquietudine della ricerca spirituale. C’è molta gente che non riusciamo ad intercettare, per varie ragioni, ad iniziare dalle nostre strutture un po’ ingessate e legate ad ordinamenti che non corrispondono più alla realtà di oggi. Sono donne e uomini pronti a fare un cammino “sinodale” con noi, nel senso etimologico del termine, del “fare cammino insieme”. Senza presunzioni ma anche senza imbarazzi, possiamo ancora essere testimoni di una Parola che non è nostra ma a cui dobbiamo un servizio e che può trasformare anche oggi ciò che vi è di più difficile da cambiare: il cuore degli esseri umani.

intervista a cura di Sabina Baral

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