«Crisi climatica e crisi del debito non sono separate»

Il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec), la Comunione Mondiale delle Chiese Riformate (Wcrc), la Federazione Luterana Mondiale (Lwf), il Consiglio Metodista Mondiale, il Consiglio per la Missione Mondiale e la Società Unita Partner nel Vangelo – organizzazioni di chiese che rappresentano collettivamente oltre 600 milioni di cristiani – in una lettera al vertice dei…

«Crisi climatica e crisi del debito non sono separate»

19 Novembre 2025

by Redazione

In vista del G20 in Sud Africa una lettera di tutte le più grandi organizzazioni di chiese cristiane protestanti mondiali chiede giustizia per le nazioni povere

Il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec), la Comunione Mondiale delle Chiese Riformate (Wcrc), la Federazione Luterana Mondiale (Lwf), il Consiglio Metodista Mondiale, il Consiglio per la Missione Mondiale e la Società Unita Partner nel Vangelo – organizzazioni di chiese che rappresentano collettivamente oltre 600 milioni di cristiani – in una lettera al vertice dei leader del G20 del 2025 previsto per il 22 novembre in Sud Africa, hanno sollecitato una nuova architettura finanziaria ed economica internazionale.

«Il mondo odierno è segnato da crisi economiche, sociali e ambientali senza precedenti», si legge nella lettera. «La disuguaglianza economica ha raggiunto livelli che minacciano la stabilità sociale». Secondo il Rapporto Oxfam 2023, quasi due terzi di tutta la ricchezza creata dal 2020, per un totale di 42.000 miliardi di dollari, sono andati all’1% più ricco. «Si tratta di quasi il doppio della ricchezza del restante 99% della popolazione mondiale», si legge ancora nel testo. «Un indicatore specifico ma interconnesso di ingiustizia è l’aumento del debito pubblico globale a oltre 100.000 miliardi di dollari, che evidenzia uno squilibrio sistemico in cui gli oneri finanziari stanno sempre più oscurando la produzione economica».

I paesi in via di sviluppo devono affrontare costi crescenti per gli interessi sul debito che spesso superano la spesa per i servizi essenziali, prosegue la lettera. «Questa crescente crisi del debito riflette un’ingiustizia più ampia, in cui l’architettura finanziaria perpetua la disuguaglianza, sottolineando la necessità di urgenti cambiamenti sistemici che diano priorità ai diritti umani e Sviluppo equo rispetto a politiche fiscali insostenibili. Oggi, le politiche fiscali spesso danno priorità a incentivi fiscali che avvantaggiano prevalentemente le grandi aziende e la classe abbiente». Di conseguenza, l’influenza politica dei ricchi plasma le politiche, si legge nella lettera. «Le stesse forze che mantengono le nazioni in schiavitù economica sono gli artefici della devastazione climatica. La ricchezza del Nord del mondo è stata costruita su secoli di sfruttamento coloniale, sfruttamento dei combustibili fossili e distruzione ecologica». Questo è colonialismo climatico, si legge nella lettera. «La crisi del debito e la crisi climatica non sono separate: sono due facce della stessa medaglia imperialistica. Vi esortiamo, leader del G20, a prendere decisioni che favoriscano la giustizia per il 99% della popolazione mondiale, e non a beneficio di chi è già super ricco».

La lettera include richieste specifiche per un cambiamento strutturale, tra cui l’istituzione di una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul debito sovrano, l’imposizione di tasse significative, l’applicazione della responsabilità aziendale e altre misure sistemiche.

Photo: Georgina Goodwin/WCC
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