La Chiesa come luogo di protezione e aiuto

Roma (NEV/chiesavaldese.org), 24 novembre 2025 – di Paola Schellenbaum Intorno alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, mi pare che siano emersi quest’anno due temi: la (ir)rilevanza di un corpus giuridico internazionale a tutela delle donne che non è di per sé sufficiente in quanto sono necessari investimenti per la prevenzione e l’importanza dell’educazione sessuo-affettiva […]

Roma (NEV/chiesavaldese.org), 24 novembre 2025 – di Paola Schellenbaum

Intorno alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, mi pare che siano emersi quest’anno due temi: la (ir)rilevanza di un corpus giuridico internazionale a tutela delle donne che non è di per sé sufficiente in quanto sono necessari investimenti per la prevenzione e l’importanza dell’educazione sessuo-affettiva tra i giovani. Se ne è parlato anche in alcune chiese, in eventi organizzati insieme alle amministrazioni pubbliche. Ad esempio, il 1 novembre la Chiesa valdese di Verona ha proposto una conferenza sui diritti (negati) delle donne a cui hanno partecipato giornaliste e esperte di diritti umani mentre il 24 novembre in Chiesa valdese a Pinerolo (To) si tiene una conferenza sui corridoi umanitari femminili, con la presentazione del libro Libere da, libere di (Vita e Pensiero 2025) curato da Cristina Pasqualini e Fabio Introini, docenti di Sociologia generale all’Università Cattolica e membri del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, che ha promosso e realizzato la ricerca di cui il volume è il report, con interviste a venti rifugiate che nel loro transito verso l’Europa hanno sperimentato abusi e violenze. Dando voce al loro percorso migratorio, la sociologia e l’antropologia culturale entrano in dialogo con la vita vissuta, per riflettere criticamente sui modelli dell’inclusione. Il divario di genere, secondo un approccio intersezionale, viene capovolto a favore di un’integrazione che trovi nell’ascolto delle persone e nell’accesso all’istruzione un riscatto per costruire percorsi di libertà delle donne, in relazione ai determinismi della storia, della cultura, della società. L’interazione tra rifugiate e società di accoglienza avviene però secondo processi di reciproca trasformazione, diventando così un’occasione di apprendimento per gli uni e per le altre. Si impara insieme.

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