Dai fucili agli aratri

Il governo argentino di Javier Milei ha liberalizzato attraverso un decreto l’acquisto di armi semiautomatiche anche per la popolazione civile dando vita a una polemica sul pericolo che implica la circolazione di armi da guerra.

Dai fucili agli aratri

26 Novembre 2025

by Redazione

La Chiesa metodista argentina contro le proposte di Milei di legalizzare sempre più armi

Il governo argentino di Javier Milei ha liberalizzato attraverso un decreto l’acquisto di armi semiautomatiche anche per la popolazione civile dando vita a una polemica sul pericolo che implica la circolazione di armi da guerra.

«Di fronte a tale decisione  c’è solo un profondo ripudio e una  grande preoccupazione» recita un comunicato della Chiesa evangelica metodista di Argentina.

Un governo che già mostra un volto minaccioso – criminalizzando la protesta sociale e accusando di terrorismo i popoli indigeni che difendono i loro legittimi diritti – fa ora un passo sinistro.

Attraverso una risoluzione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, il Registro Nazionale delle Armi (RENAR) ha approvato un nuovo regime che regola l’acquisizione e il possesso di armi semiautomatiche (tipo fucile, carabina o mitragliatrice) alimentate con caricatori rimovibili.

«Autorizzare la sua detenzione in mani civili non è una politica di sicurezza; è la semina della paura e la legittimazione della violenza nella società. Non fa presagire più protezione, ma tempi bui in cui il conflitto può scoppiare con una letalità senza precedent» recita il comunicato. Che prosegue:

«Questa logica della forza bruta contraddice apertamente il desiderio biblico di una società in cui la pace con giustizia sia il fondamento. Il profeta Michea ci dà una visione potente e fondante: “Egli sarà giudice tra molti popoli e arbitrerà tra nazioni potenti e lontane. Trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in roncole. Non alzerà la spada nazione contro nazione, né si addestreranno più per la guerra. Ognuno si siederà sotto la sua vite e sotto il suo fico, e non ci sarà nessuno che li spaventi” (Michea 4:3-4). Questo passaggio non è una metafora passiva; è un mandato attivo per lavorare per un mondo in cui gli strumenti di morte si trasformino in strumenti di vita, e dove la sicurezza non emana dal fucile, ma dalla giustizia sociale che garantisce una vita dignitosa senza paura.

Oggi, quell’unione che ci porta a ricostruire il legame sociale è il nostro compito urgente. Non sarà con ferro e polvere da sparo, ma con memoria, verità, giustizia e una ferma volontà di pace.

Impegniamoci, quindi, a costruire una cultura di pace attiva, a sradicare l’odio che si diffonde dalle alte sfere e ad affrontare gli negazionismi che cercano di cancellare le tracce del nostro doloroso passato per ripeterlo. Seguiamo la profezia di trasformare le armi in aratri. La nostra forza deve essere quella dell’organizzazione comunitaria, della solidarietà e della difesa instancabile dei diritti per tutti. È l’unico modo per evitare che la devastazione porti via il nostro futuro e per onorare il sacro mandato di costruire una pace con giustizia, dove ogni famiglia possa, davvero, sedersi sotto la sua vite e il suo fico, senza essere spaventata».

Foto di Ivegkobbdyj
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