Missione UE in Pakistan per valutare il rispetto dei diritti umani

Un gruppo di attivisti per i diritti umani ha esortato l’Unione Europea ad approfondire le diffuse violazioni dei diritti fondamentali in Pakistan – in particolare la persecuzione delle minoranze religiose – alla vigilia dell’arrivo di una missione europea che, da lunedì 24 novembre, valuterà se il Paese sia ancora idoneo a beneficiare delle agevolazioni…

Missione UE in Pakistan per valutare il rispetto dei diritti umani

27 Novembre 2025

by Redazione

Attivisti fanno appello all’Unione Europea affinché lo status commerciale del Pakistan sia subordinato alla tutela delle minoranze religiose

Un gruppo di attivisti per i diritti umani ha esortato l’Unione Europea ad approfondire le diffuse violazioni dei diritti fondamentali in Pakistan – in particolare la persecuzione delle minoranze religiose – alla vigilia dell’arrivo di una missione europea che, da lunedì 24 novembre, valuterà se il Paese sia ancora idoneo a beneficiare delle agevolazioni commerciali concesse da Bruxelles.

La delegazione UE è incaricata della revisione periodica dell’attuazione, da parte del Pakistan, delle 27 convenzioni delle Nazioni Unite legate allo schema commerciale GSP+, che offre l’esenzione o la riduzione dei dazi per favorire lo sviluppo sostenibile e la buona governance nei Paesi partner.

Il Pakistan gode dello status GSP+ dal 2014. Da allora, grazie ai dazi ridotti o nulli, le esportazioni tessili verso l’Europa sono aumentate del 108%. Durante la visita, la missione incontrerà rappresentanti delle istituzioni, organizzazioni della società civile, gruppi per i diritti umani, lavoratori e imprenditori. La revisione avrebbe dovuto svolgersi a giugno, ma era stata rinviata a causa delle tensioni tra Iran e Israele.

Secondo Akmal Bhatti, presidente della Minorities Alliance Pakistan e avvocato presso la Corte suprema, il governo «ha completamente fallito nel proteggere i diritti fondamentali dei cittadini, garantiti sia dalla Costituzione sia dalle convenzioni internazionali». In particolare, Bhatti ha denunciato che le minoranze religiose – soprattutto la comunità cristiana – continuano a subire discriminazioni e ostilità da parte delle istituzioni. Ha sottolineato il costante abuso della legge sulla blasfemia, sostenendo che i responsabili delle false accuse agirebbero spesso con la complicità di attori statali. Ha inoltre ricordato il caso portato davanti alla Corte Suprema di Islamabad da un giudice che aveva richiesto la creazione di una commissione giudiziaria per indagare in modo trasparente sugli abusi, sentenza poi sospesa da un collegio d’appello.

Bhatti ha criticato anche l’inerzia del governo dopo gli attacchi di agosto 2023 contro chiese e abitazioni cristiane a Jaranwala: nonostante il divieto imposto al movimento estremista Tehreek-e-Labbaik Pakistan (TLP), i leader locali coinvolti negli attacchi non sono mai stati arrestati.

Un’altra questione sollevata riguarda il mancato varo, da parte del governo provinciale del Punjab, della legge che criminalizza i matrimoni precoci, nonostante un disegno di legge presentato nell’aprile 2024. «Serve una norma che renda reato la conversione forzata e che innalzi a 18 anni l’età minima per il matrimonio di ragazzi e ragazze», ha aggiunto Bhatti, invitando la missione UE a chiedere chiarimenti formali al governo sullo stato del provvedimento.

Gli attivisti chiedono inoltre la possibilità per i cittadini non musulmani di essere eletti nelle più alte cariche dello Stato. «Se tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, non può esistere una clausola costituzionale che impedisca ai non musulmani di diventare presidente o primo ministro», ha affermato Bhatti.

Sulla stessa linea anche Aslam Pervaiz Sahotra, presidente del Pakistan Masiha Millat Party, secondo cui la situazione dei diritti umani “non solo non è migliorata, ma continua a peggiorare”. Sahotra ha messo in guardia l’Unione Europea dal mantenere i benefici commerciali senza reali miglioramenti nel rispetto dei diritti fondamentali: «Invia il messaggio sbagliato, ovvero che l’economia conta più dei diritti umani». Da qui l’appello affinché la politica commerciale europea resti coerente con i suoi valori fondanti: responsabilità, giustizia e tutela delle minoranze perseguitate.

In un’intervista a Dawn News, l’ambasciatore dell’UE in Pakistan Raimundas Karoblis ha ribadito che il Paese dovrà dimostrare progressi sostanziali se vuole mantenere lo status GSP+. La missione, ha spiegato, esaminerà una vasta gamma di temi: diritti delle minoranze, leggi sulla blasfemia, pena di morte, sparizioni forzate, diritti delle donne, lavoro minorile e forzato. 

Nel 2023 Bruxelles ha prorogato il regime GSP+ per il Pakistan fino al 2027. Tuttavia, l’esito dell’attuale ciclo di monitoraggio avrà un peso sulla nuova candidatura del Paese, dato che il programma verrà rinnovato proprio a partire da quell’anno.

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