Un viaggio nella storia civile americana

Un viaggio nella storia civile, politica e religiosa dell’America degli anni ’60. È questa la proposta di una importante mostra dedicata al pastore battista Martin Luther King e al movimento per i diritti civili negli Usa, che resterà aperta al pubblico sino all’11 gennaio nel Campus principale universitario del La Sapienza (p.le Aldo Moro…

Un viaggio nella storia civile americana

27 Novembre 2025

by Gian Mario Gillio

Martin Luther King «in mostra» alla Sapienza, Università di Roma. Ne abbiamo parlato con il professor Paolo Naso

Un viaggio nella storia civile, politica e religiosa dell’America degli anni ’60. È questa la proposta di una importante mostra dedicata al pastore battista Martin Luther King e al movimento per i diritti civili negli Usa, che resterà aperta al pubblico sino all’11 gennaio nel Campus principale universitario del La Sapienza (p.le Aldo Moro 5, non lontano dalla stazione Termini di Roma). 

L’esposizione è divisa in due grandi padiglioni. Il primo, curato da Ashley Woods in collaborazione con il King Center di Atlanta, si apre descrivendo la condizione degli afroamericani agli inizi del XX secolo, le loro organizzazioni e il ruolo delle black churches, l’unico spazio realmente libero nel quale potevano esprimersi, coltivare la loro spiritualità  e costruire la propria identità, anche teologica. 

Si entra poi nel mondo di Jim Crow (espressione gergale non  chiara ma legata – parrebbe – a “Jump Jim Crow”, una canzoncina popolare del ‎‎1832 scritta da Thomas Dartmouth Daddy Rice, poi utilizzata per definire le leggi statali e locali degli Stati Uniti, attuate tra il 1877 e il 1964, che legalizzavano la segregazione razziale e negavano i diritti civili e politici agli afroamericani), dunque, un insieme di norme  approvate nella logica del razzismo giuridico che si esprimeva nella formula «separati ma uguali». 

«In alcuni stati del Sud – ricorda il professor Paolo Naso, autore di vari volumi su quel periodo storico, tra i quali Martin Luther King. Uno storia americana, edito da Laterza – il segregazionismo era applicato con ferrea convinzione da amministrazioni locali e forze di polizia talora esplicitamente razziste. Era il caso di Montgomery, Alabama, dove nel 1955 scoppiò la scintilla che generò il più grande movimento per i diritti civili della storia americana. Il gesto di disobbedienza civile di Rosa Parks, che si rifiutò di alzarsi da un sedile dell’autobus riservato ai bianchi,  non fu né causale né improvvisato, ma lucidamente pianificato per costruire un ‘caso’ sul quale mobilitare l’opinione pubblica. Quel gesto, tutt’altro che meramente simbolico, fu la scintilla di una grande storia civile, politica e religiosa che per oltre dieci anni scosse l’America. E fu anche l’inizio della leadership di un giovane pastore battista da poco arrivato in Alabama, Martin Luther King». 

Benché dedicata a King, la mostra inquadra il personaggio nel contesto di quel movimento: «non fu King a creare il movimento ma il movimento a creare King» ricorda ancora Naso, citando Ella Baker, una grande attivista del movimento. 

La mostra prosegue ricostruendo le tappe successive alla vittoriosa «battaglia» di Montgomery, fino alla netta opposizione di King alla guerra in Vietnam: «Una presa di posizione politica  difficile – afferma Naso – che molti dei suoi sostenitori non capirono ed anzi osteggiarono, isolando King e abbandonandolo proprio mentre si impegnava  in una campagna assai più complessa e meno popolare di quella per i diritti civili degli afroamericani: quella contro l’intreccio tra razzismo, militarismo e ingiustizia sociale». 

Di taglio diverso il secondo padiglione, curato da un team di ricerca della Sapienza. 

In realtà quasi una mostra a sé, centrata sul tema «Martin Luther King e l’Italia». 

«Il percorso – ricorda Naso – mette in luce le connessioni tra il movimento americano per i diritti civili e la società italiana dell’epoca – dalla politica alla letteratura, dalla religione ai movimenti nonviolenti e di protesta – in una prospettiva originale e poco nota che dimostra come il civil rights movement americano abbia avuto la capacità di suscitare una mobilitazione internazionale, arrivata anche in Italia. Questa sezione è il  frutto di ricerche svolte presso numerosi archivi  dai quali sono emerse testimonianze molto vive dell’interesse per King, la nonviolenza, la lotta al razzismo. Preziose a questo riguardo – continua Naso – sono state le teche Rai che custodiscono veri e propri tesori, ad esempio le interviste a King realizzate da grandi giornalisti italiani come Piero Angela, Furio Colombo e Ruggero Orlando. Di grande interesse anche il dibattito interno alla stampa evangelica italiana, ricostruito a partire dalle pagine de La Luce, de Il testimonio e di Gioventù evangelica. Interessante anche il messaggio del moderatore Neri Giampiccoli, che era in visita negli Stati Uniti proprio nel giorno dell’uccisione di Martin Luther King. interessanti anche le pubblicazioni autoprodotte dal movimento nonviolento, e ancora, le opere di Aldo Capitini e alcuni dei testi kinghiani tradotti in italiano; nel percorso della mostra si documenta, inoltre, la visita di King in Vaticano (18 settembre 1964), a poche settimane dall’assegnazione (era il 10 ottobre 1964) del Nobel per la pace». 

Tutti questi materiali cartacei e video «sono esposti nella mostra – spiega Naso – che contiene anche un repertorio, curato dal musicologo protestante Alberto Annarilli, di canti che caratterizzarono quegli anni e che hanno lasciato una traccia indelebile nella memoria culturale di quel tempo».

Il catalogo della mostra Martin Luther King e l’Italia, curato da Irene Baldriga e pubblicato da Edifir approfondisce questi temi introducendone altri, ad esempio la ricezione del fenomeno King nel contesto del protestantesimo italiano di quegli anni e in quelli a venire. 

In conclusione, afferma Naso «la mostra e il catalogo  prendono le distanze da un’interpretazione edulcorata, convenzionale e sostanzialmente riduttiva del pensiero e dell’azione di King. In vari passaggi, ad esempio, si ricordano la critica sempre più radicale che King espresse nei confronti del sistema sociale ed economico americano, di cui il razzismo fu solo uno degli effetti».  

Tra gli eventi collaterali della mostra, lo scorso 21 novembre presso il Teatro Ateneo della Sapienza si è svolta la lezione concerto di Naso intitolata «Martin Luther King. Una storia americana» con l’accompagnamento musicale di Alberto Annarilli e del coro Voices of Grace.  

Spesso ci si lamenta che in Italia il mondo della cultura non consideri con la dovuta attenzione la tradizione protestante. Questa volta siamo di fronte a due eccezioni che meritavano d’esser raccontate. 

Foto: https://dst.web.uniroma1.it/it/conferenza-e-inaugurazione-della-mostra-martin-luther-king-diritto-alla-liberta-e-martin-luther
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