Il diritto dei figli e l’esempio del Padre

Bambini e adolescenti vengono riconosciuti come titolari di diritti propri grazie alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata il 20 novembre 1989 dalle Nazioni Unite. Per la prima volta essi non sono considerati solo da proteggere, ma anche da ascoltare, valorizza...

Bambini e adolescenti vengono riconosciuti come titolari di diritti propri grazie alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata il 20 novembre 1989 dalle Nazioni Unite. Per la prima volta essi non sono considerati solo da proteggere, ma anche da ascoltare, valorizzare e coinvolgere.

Primo come sempre. La Bibbia racconta che Gesù questi diritti li aveva già riconosciuti. Egli, infatti, disse di permettere ai bambini di avvicinarsi a Lui e che da essi possiamo prendere esempio per poter entrare nel Regno dei Cieli: “Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo vietate, perché il regno di Dio è di chi è come loro” (Luca 18:16).Il Regno dei cieli è di chi assomiglia ai bambini nella purezza di cuore e di coloro che dipendono dal Padre e si fidano di Lui. Proprio come fu per Isacco che non oppose resistenza quando fu portato sul monte per essere offerto in sacrificio, pur avendo l’età per farlo in quanro si fidava di suo padre e del Dio in cui il padre credeva (Genesi 22).

I diritti sanciti dalla Convenzione ONU devono essere garantiti a tutti i minorenni, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori (art.2). Ancora una volta i Vangeli ci mostrano come Gesù non faceva distinzioni: si rivolgeva alle folle senza pregiudizi e il Suo messaggio d’amore è stato universale per raggiungere chiunque si avvicina a Dio con fede (cfr. Giovanni 3:16; Ebrei 11:6). Tra i diritti fondamentali, la Convenzione riconosce anche quello di essere ascoltati nei processi decisionali che riguardano bambini e adolescenti (art. 12). Ciò comporta per gli adulti il dovere di prendere sul serio la voce dei più giovani.

Diamo voce ai minori. Sebbene con tutti i distingui e tenendo conto dell’età, ascoltare chi è più giovane può essere una ricchezza. Non è forse quello che Paolo scrive a Timoteo? “Nessuno disprezzi la tua giovane età; ma sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell’amore, nella fede, nella purezza” (1 Timoteo 4:12). Paolo incoraggia Timoteo a non lasciarsi scoraggiare dalla sua età ed essere di esempio per i credenti, vivendo con piena responsabilità il ruolo affidatogli da Dio. L’apostolo, inoltre, rivolge un invito alla Chiesa: non disprezziamo i giovani. Piuttosto, riconosciamo se ci sono in loro, gli esempi di fede vissuta, i doni presenti in loro a volte in embrione e accompagniamoli nel loro cammino. Gesù stesso, come Figlio obbediente, morì sulla croce. Non si aggrappò al diritto di essere Figlio di Dio per evitare la sofferenza, ma fu ubbidiente fino alla fine, assumendosi la piena responsabilità della sua missione. “Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.” (Filippesi 2:9-11).

Equilibrio come esercizio. Questo equilibrio tra Padre e Figlio è lo stesso che siamo chiamati a coltivare nella Chiesa. I nostri giovani vanno apprezzati, perché hanno conosciuto il Padre e proprio come Timoteo, e possono essere fortificati dalla Parola di Dio, che li rende in grado di vincere il maligno. “Giovani, vi ho scritto perché siete forti, la parola di Dio rimane in voi, e avete vinto il maligno” (1 Giovanni 2:14).

La Convenzione ONU riconosce i diritti dei bambini e degli adolescenti, ma la Parola di Dio ci ricorda che questi diritti sono anche una responsabilità per la Chiesa: ascoltarli, accompagnarli e valorizzarli, rispecchiando così l’amore del Padre per noi.

Beatriz Garcia

CristianiOggi – novembre 2025

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