Ornella Vanoni e la fede

Commozione a Milano e in tutta Italia per la scomparsa di Ornella…

Commozione a Milano e in tutta Italia per la scomparsa di Ornella Vanoni, voce che ha segnato la storia della musica leggera italiana attraversando – letteralmente – tre generazioni. I media hanno dedicato ampio spazio al lutto per un’interprete che ha saputo giocare fino all’ultimo con il proprio personaggio; sono stati ricordati repertorio, amori, scelte umane e artistiche vissute sullo sfondo di un mondo che non c’è più.

Quasi tutti hanno giocato con un celebre verso del suo repertorio, “proviamo anche con Dio, non si sa mai”, a testimoniare la sua ricerca spirituale; a quasi tutti però è sfuggito il periodo in cui la Vanoni ha davvero guardato alla fede come a una risposta ai suoi problemi, un momento coinciso con un avvicinamento all’ambiente evangelico.

Il periodo risale a una ventina di anni fa, quando – lo ricorda en passant Aldo Cazzullo sul Corriere – «un’altra donna, pastore protestante, la avvicinò a Gesù». La donna in questione è Roselen Boerner Faccio, fondatrice della chiesa evangelica Ministero Sabaoth; Vanoni cominciò a frequentare con regolarità e senza clamore la comunità, una tra le chiese evangeliche milanesi più innovative, meta e fucina di artisti e proposte evangelistiche d’impatto; un percorso che la portò al battesimo e a dichiarare a Mario Luzzatto Fegiz di aver trovato «una grande forza. Ho imparato ad amare follemente Gesù. Mi possono dire che non è mai esistito ma io lo sento nel mio cuore»

A margine di questo percorso la voce di Ornella risuonò anche a un’edizione del Sabaoth Music Festival (di cui è stata, negli anni, anche co-conduttrice e giurata) e, da attrice, non si negò un cameo nel film di ispirazione cristiana “Il cielo sotto la polvere”.

La sua scelta di vita cristiana, all’epoca, fece parlare i giornali (i social dovevano ancora arrivare), e la curiosità fece da volano, nel bene e nel male, nei confronti di un mondo che, allora come oggi, risultava misterioso all’italiano medio; a raccontarlo ci pensò anche Giancarlo Dotto, che accompagnò la cantante nella preparazione di un volume autobiografico (Una bellissima ragazza): un capitolo del libro è dedicato proprio alla descrizione, gustosa, di un culto nel Sabaoth Theatre, con una Vanoni vivacemente partecipe.

Poi, evidentemente, qualcosa è cambiato, le strade si sono separate (con tanto di mesti comunicati a corredo); il resto è ricordo e, oggi, speranza.

foto: corriere.it

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