Matrimoni gay, nessun obbligo europeo

Ci sono sentenze che fanno discutere, e la decisione della Corte di…

Ci sono sentenze che fanno discutere, e la decisione della Corte di giustizia europea di qualche settimana fa è finita al centro dell’attenzione, diventando argomento di dibattito.

Tutto parte dalla richiesta di una coppia di polacchi, due uomini che hanno contratto matrimonio in Germania e ora chiedevano il riconoscimento del loro status anagrafico in Polonia, dove due persone dello stesso sesso non possono sposarsi.

La Corte di giustizia europea, nell’affrontare il caso, ha deciso che sì, la coppia doveva veder riconosciuti i propri diritti. Da lì la macchina dell’informazione approssimativa ha macinato titoli e articoli, in un telefono senza fili che – complice la scarsa familiarità di certi ambienti con le verifiche – è diventata una sentenza nella sentenza: matrimoni gay obbligatori in tutta Europa.

Qualcuno ci avrà creduto, e forse avrà pure esultato; del resto, a leggere i giornali, anche la Stampa evocava il fantasma del caso Bosman scrivendo che «la Corte di giustizia dell’UE ridisegna la libera circolazione delle persone attraverso una sentenza destinata a produrre non solo diritto ma anche a scrivere una pagina di storia tutta europea».

Una sintesi che poteva far pensare a un cambiamento epocale cui, verosimilmente, dopo la Polonia si sarebbero dovuti adeguare gli altri Stati membri, tra cui l’Italia. E qualche politico già incitava a muoversi in quella direzione.

Le cose, come spesso accade, sono un po’ diverse, come fanno notare i giuristi. La Corte ha stabilito che i due uomini hanno diritto a vivere come una coppia, ma che uno Stato non deve necessariamente riconoscere il matrimonio tra due persone dello stesso sesso: estendere il matrimonio a coppie dello stesso sesso «non rappresenta affatto una scelta obbligata. Lo Stato deve ritenersi adempiente all’obbligo derivante dalla Convenzione anche là dove il diritto fondamentale di ogni individuo al rispetto della vita privata e familiare sia garantito attraverso un istituto diverso dal matrimonio», spiegano su Avvenire Alberto Gambino ed Emanuele Bilotti, docenti di diritto privato.

Esistono infatti istituti giuridici diversi in grado di assicurare questo diritto, tra cui la formula delle unioni civili, praticata da anni in Italia, che pur non parificata al matrimonio offre adeguate garanzie a chi la adotta.

Insomma: né obblighi europei, né stravolgimenti epocali. Le strumentalizzazioni, come sempre, fanno più rumore delle sentenze.

foto: avvenire.it

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