Petizione online per il rilascio del pastore Jin “Ezra” Mingri

Più di 500 leader e membri di chiese provenienti da 45 Paesi, molti dei quali con stretti legami con la Cina, hanno firmato una petizione online in solidarietà con i leader della Zion Church, incluso il suo fondatore, pastore Jin “Ezra” Mingri, arrestati lo scorso ottobre.

Petizione online per il rilascio del pastore Jin “Ezra” Mingri

20 Novembre 2025

by Redazione

Cristiani da 45 Paesi sostengono la liberazione del fondatore della Zion Church e di altri leader arrestati, e prendono posizione in favore della chiesa perseguitata in Cina

Più di 500 leader e membri di chiese provenienti da 45 Paesi, molti dei quali con stretti legami con la Cina, hanno firmato una petizione online in solidarietà con i leader della Zion Church, incluso il suo fondatore, pastore Jin “Ezra” Mingri, arrestati lo scorso ottobre.  

Tra i Paesi rappresentati ci sono l’Argentina, il Brasile, il Sudafrica e l’India: nazioni che fanno parte dell’iniziativa Belt and Road (BRI) – la strategia cinese di investire in infrastrutture nel mondo – oppure del blocco dei BRICS, che include la Cina. Secondo Bill Drexel, ricercatore dell’Hudson Institute e genero del pastore Ezra, è la prima volta che cristiani di tutto il mondo intervengono insieme per la chiesa perseguitata in Cina basandosi proprio sui legami internazionali.  

La petizione – scritta e diffusa dalla famiglia del pastore Ezra – invita i leader cinesi a «riconoscere che la libertà religiosa rafforza, e non minaccia, le nazioni», chiede il rilascio immediato di Jin e degli altri leader, e auspica «un futuro in cui i cristiani in Cina possano adorare liberamente, servire apertamente le loro comunità e vivere la loro fede senza paura». 

Mercoledì della scorsa settimana, il Senato degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione bipartisan che condanna il Partito Comunista Cinese per gli arresti e chiede il rilascio dei leader della chiesa. Sempre nella settimana, le autorità cinesi hanno rilasciato su cauzione quattro dirigenti della Chiesa di Sion; almeno 18 persone restano ancora detenute in prigioni a Beihai, in Cina. Si prevede che la prossima settimana subiranno una sentenza formale.  

Secondo Sean Long, pastore ad interim della Zion Church, la maggior parte dei leader arrestati ha accesso a un avvocato. Quanto al pastore Ezra, «sta abbastanza bene fisicamente, spiritualmente e mentalmente.”  Il 19 ottobre il fondatore della Zion Church ha scritto una lettera dalla prigione per incoraggiare la chiesa: «Non preoccupatevi per me, trovo grande consolazione nel poter sopportare questa piccola sofferenza per il Vangelo». 

Drexel sottolinea che l’obiettivo della petizione è mostrare al governo cinese che non è solo la chiesa americana a preoccuparsi, ma la chiesa globale. Molti dei Paesi coinvolti nelle iniziative BRI o BRICS hanno una popolazione evangelica più ampia (e in crescita), specialmente nel Sud del mondo. I leader delle chiese in questi Paesi intendono continuare a fare pressione in modi diversi. 

La Zion Church continua a incontrarsi ogni domenica: proseguono le predicazioni su piattaforma Zoom e le riunioni in presenza tra 5 e 50 persone in case o ristoranti. Tuttavia, l’unità è difficile da mantenere, spiega il pastore Long, perché la chiesa è presente in circa 40 città cinesi e alcuni pastori, come lui, vivono all’estero. Sotto la forte pressione degli arresti recenti, sono emersi conflitti tra membri: alcuni, per paura di essere associati a una chiesa sotto il mirino del governo, hanno lasciato la comunità. Nonostante ciò, nuovi credenti si uniscono alle riunioni e ricevono il battesimo.  

In Cina, molte “house church” (chiese domestiche) si confrontano su come rispondere ai rastrellamenti governativi: da una parte vogliono condannare gli arresti del pastore Ezra e degli altri leader, ma dall’altra temono che dichiararsi possa attirare una nuova ondata di repressione.  Con l’aumento della persecuzione, un numero crescente di membri e pastori di chiese domestiche sta valutando di trasferirsi all’estero per poter professare la propria fede liberamente e dare ai loro figli un’educazione cristiana. Secondo alcuni leader, questi spostamenti internazionali possono anche rappresentare un’opportunità per diffondere il Vangelo nei luoghi dove si stabiliranno. 

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