Una nuova India inter-fedi. Le sfide globali fra colori e dolori

Roma (NEV), 28 novembre 2025 – Intervista al pastore Luca Anziani, presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), sul suo recente viaggio in occasione del Sinodo della Chiesa dell’India del Nord (CNI). Pastore Anziani, come nasce questa relazione con le chiede dell’India? Negli anni Settanta, mentre noi lavoravamo al Patto di integrazione, […]

Roma (NEV), 28 novembre 2025 – Intervista al pastore Luca Anziani, presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), sul suo recente viaggio in occasione del Sinodo della Chiesa dell’India del Nord (CNI).

Pastore Anziani, come nasce questa relazione con le chiede dell’India?

Negli anni Settanta, mentre noi lavoravamo al Patto di integrazione, le Chiese dell’India del Nord stavano portando avanti un percorso molto simile. Da quel processo è nata la Church of North India (CNI), una Chiesa unita composta da metodisti, presbiteriani, anglicani e congregazionalisti. Una realtà immensa: più di due milioni di membri, che nell’enorme popolazione indiana rappresentano comunque solo una piccola percentuale.

A suo tempo noi scrivemmo alla CNI chiedendo come avessero affrontato questioni cruciali come ecclesiologia, liturgia, battesimo. Loro risposero invitandoci direttamente al loro Sinodo: “Venite a vedere”. E così, lo scorso ottobre, io e Debora Spini siamo andati in India, ospiti della stessa CNI, che ha accolto per la prima volta nella sua storia un gruppo europeo, insieme a un rappresentante anglicano.

Come vivono insieme tradizioni così diverse?

La CNI è una fusione perfino più complessa della nostra: congregazionalisti, anglicani, presbiteriani, metodisti, con strutture episcopali e dottrine differenti. Quando abbiamo chiesto come facciano a convivere, la risposta è stata: “Hai capito dove ti trovi?”

In India, tutto — pensieri, azioni, scelte — è attraversato dalla dimensione religiosa e interreligiosa, o per meglio dire “inter-fedi”. Sikh, Baha’i, musulmani, buddisti, induisti, cristiani… in più, il peso ancora reale del sistema delle caste. In un contesto del genere, ci hanno detto, non si può “perdere tempo” a discutere di dettagli liturgici: le sfide sociali (povertà, corruzione, ingiustizia) sono talmente enormi che la sopravvivenza della comunità viene prima di tutto.

Il battesimo “risolto nella prassi”

Come noi, anche loro hanno scelto soluzioni pratiche. Dalla presentazione dei bambini e bambine in specifiche liturgie, al battesimo degli adulti. La questione del battesimo è risolta nell’accettazione delle diverse prassi. Una soluzione forse teologicamente imperfetta, ma pragmatica: come da noi, non si risolve tutto sulla carta, ma nella pratica pastorale quotidiana.

Come è strutturata la CNI?

Ogni tre anni celebrano un Sinodo di tre giorni, con una struttura di tipo anglicano, quindi con vescovi a tutti gli effetti. La componente metodista presente nella CNI deriva dalle missioni britanniche e australiane, mentre la United Methodist Church (UMC) esiste anch’essa in India, ma non fa parte della CNI.

Caste, povertà e contraddizioni. Come descriverebbe la società indiana?

Abbiamo visto una povertà estrema, la più dura che io abbia mai incontrato. Anziani seminudi nel fango, bambini di due anni che chiedono soldi per strada. Al tempo stesso, un’India industrializzata e densissima: Delhi ha 30 milioni di abitanti, con livelli di inquinamento tali che di notte, uscendo dall’aeroporto, sembrava di respirare lo scarico di un’auto.

La cappa di smog impediva letteralmente di vedere a 200 metri. Tutto funziona a carbone, molte case scaldano a legna, la maggior parte delle auto sarebbe classificata “euro zero”.

E le donne?

La situazione delle donne resta critica. Proprio mentre eravamo lì, la CNI ha nominato le prime tre vescove donne. Ma solo il 10–15% del corpo pastorale è femminile, anche perché molte donne non riescono a lavorare.

Uno dei problemi più incredibili riguarda il costo degli assorbenti: troppo elevato. Molte ragazze smettono di andare a scuola o al lavoro, perché i bagni pubblici non ci sono, la gestione dell’igiene è impossibile e la vergogna è forte. Questo dettaglio, che ricorda il celebre film indiano sul tema, ci è stato confermato come un problema reale e diffuso.

In che modo la Diaconia indiana sviluppa i suoi progetti sociali?

La CNI ha un grande dipartimento diaconale, la SBSS – Synodical Board of Social Services, con un motto semplice e potente: Be the change. Sii il cambiamento.

Con loro sarebbe bello sviluppare progetti comuni, ad esempio con il sostegno dell’Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi: con 5.000 euro si può fare ciò che in altri luoghi richiederebbe cifre molto maggiori, portando benefici significativi.

Abbiamo incontrato anche rappresentanti della Evangelical Mission in Solidarity (EMS) con sede a Stoccarda, con cui già collaboriamo. Stanno aprendo a Calcutta una scuola di formazione al dialogo interreligioso, con borse da uno a sei mesi per lo studio e il training sul campo. Ci piacerebbe un coinvolgimento diretto su questa esperienza.

Un nodo che accomuna l’India e il resto del mondo riguarda l’intreccio fra religioni e politica. Cosa ne pensa?

La Costituzione indiana è laica e garantisce la libertà religiosa, ma nella pratica cristiani e musulmani subiscono discriminazioni: pratiche burocratiche bloccate, preferenze etniche e religiose nei posti di lavoro, ostilità sociale. Le tensioni tra religioni alimentano radicalizzazioni reciproche: più l’induismo politico si chiude, più le minoranze tendono a serrarsi.

Delhi, da questo punto di vista, è un crogiolo: templi Sikh, moschee, spazi Sufi, colori, riti, entusiasmo, dolore. In alcuni quartieri — dove eravamo gli unici europei — ho sperimentato per la prima volta nella vita cosa significhi sentirsi davvero straniero. Il mondo è un grande “laboratorio” di dialogo interculturale: prima riusciremo a metterci in ascolto reciproco, prima riusciremo a costruire società giuste e collaborative.

Le immagini di questa galleria (in fondo all’articolo) sono un racconto di smog, scimmie e tuk-tuk…

Delhi è un labirinto: scimmie per strada, ratti, falchi che volano bassi, pappagalli verdi ovunque. I famosi tuk-tuk sfrecciano.

Insomma, avete attraversato un nodo globale?…

La visita all’India rende evidente una cosa: il futuro del mondo si gioca tra due poli. Da un lato il fronte conservatore e identitario che accomuna Trump, Meloni, Erdogan, Le Pen, i movimenti neonazisti, non solo in Europa. Dall’altro, il paradigma dell’accoglienza, del pluralismo, del dialogo tra fedi e culture.

In mezzo, un pianeta percorso da conflitti — Gaza, Ucraina, Africa — e da paesi-continente come l’India, che possono diventare l’ago della bilancia. La sfida del dialogo inter-fedi oggi non è un capitolo opzionale: è il terreno su cui si deciderà buona parte del futuro globale.

Foto Luca Anziani / OPCEMI